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Lui & Lei

Gendarmerie


di Membro VIP di Annunci69.it OMNIA
10.01.2022    |    4.318    |    4 7.6
"Sono paralizzato, la frustata presa in un gioco sessuale di qualche giorno prima è una carezza rispetto all’angoscia che provo..."
Vivienne è in spiaggia, alla sinistra del villaggio a circa due chilometri. A volte la vedo camminare pensierosa in direzione del porto.
Mi sono accorto di lei da subito, una bellezza simile difficilmente passa inosservata. La vedo spesso passeggiare sulla riva, nuda, abbronzata, la lunga coda bionda, uno zainetto rosso sulle spalle, i suoi seni sodi che ondeggiano armoniosi. Direi sui 45 anni. Non so mai come fare per fermarla, quale scusa utilizzare per attirare la sua attenzione.

È la mattina del mio terzo giorno di vacanza a Cap Agde. Entro nei bagni pubblici antistanti l’accesso principale della spiaggia. È la prima volta che mi trovo nella necessità di utilizzarli. Deposito la mia borsa verde militare su di un tavolino all’entrata, la signora delle pulizie armeggia il mocio sul pavimento con un ritmo sostenuto. Mi dice bonjour, con lo sguardo tipico del personale che lavora nel villaggio: sembra che riescano ad attraversare il corpo degli ospiti nudi senza vederli, loro che invece sono sempre vestiti, costretti alla visione di organi genitali di ogni misura.
Mi avvicino al vespasiano, prendo in mano il mio pene, tiro appena indietro la pelle del prepuzio per scoprire la fessura dell’uretra, in modo da evitare la scrollata finale.

La signora continua a ramazzare dietro di me. Questa imprevista mancanza d’intimità non mi agevola la concentrazione per la minzione. Stringo un po’ le natiche quasi a protezione e a copertura del mio corpo, ma il risultato non cambia. Il detersivo che sta utilizzando l’inserviente ha una profumazione di marsiglia con una base di ammoniaca; olfattivamente è una sensazione molto gradevole di igiene e, considerato che ci sono persone che entrano con i piedi nudi, penso che ciò sia doveroso.

L’urina sta quasi per uscirmi dal pene quando mi accorgo di un’altra presenza femminile sul mio lato destro. È lei, riconosco la sua lunga coda che arriva quasi a toccarle le due fossette che delimitano la spina dorsale dalle sue natiche abbronzate. Inizialmente insieme a me erano entrati due uomini. Abbandono l’impresa urinaria e mi reco al lavandino affianco al suo. Apro i rubinetti, porto le mani sotto il getto d’acqua tiepida e comincio a sfregarle. Alzo lo sguardo sullo specchio e incrocio immediatamente i suoi occhi celesti. Sorrido, lei risponde mostrando i suoi denti meravigliosi, è una fata. Decido di dire qualcosa per non perdere l’attimo: “Non ce la farò mai a farla qui”! lo dico in italiano, forse in inglese non saprei neanche come dirlo. “Pas de problème, vous pouvez faire à la mer”. Ci comprendiamo benissimo nelle nostre lingue. Provo una sensazione di calore che mi invade lo stomaco ed il viso. Si asciuga le mani con le salviette di carta e mi saluta con un dolcissimo "au revoir". Non la rivedo fino al tardo pomeriggio. Verso sera passa in riva al mare ma non si accorge di me.

Arriva l'ultima mattina della mia vacanza; è proprio una bella sorpresa trovarmela seduta in una brasserie di Port Anbonne, lei nuda ed io, per fortuna, col pareo ancora indossato: infatti, appena mi ci siedo di fronte, mi parte un'erezione esplosiva. Sarebbe veramente imbarazzante in mezzo a tante famiglie con bambini starmene seduto con il membro in tiro. Scambiamo qualche chiacchera in franco-italiano. Diamo uno sguardo al giornale messo a disposizione dalla caffetteria. Le confesso che ho passato l'intera notte pensando a lei. Sorride. Mentre le parlo, il suo sguardo è sempre rivolto ad esplorare l'ambiente, non si ferma un attimo nello scrutare ogni cosa, forse è imbarazzata dalla mia presenza, o forse è davvero sempre allerta come un cane da caccia. Mentre bevo il caffè, lei lo aveva già finito quando ero arrivato, la guardo e sogno di poterla toccare. Ci salutiamo, dandoci un appuntamento generico sulla spiaggia.

La osservo passare sul bagni asciuga, sperando di essere individuato ed avvicinato. Niente, come se non esistessi. La vedo finalmente sedersi vicino all'ombrellone di una coppia gay, tiro su la mia roba e li raggiungo. Mi rivolgo a Vivienne con un miscuglio di italiano e francese: "Sei come una nomade, non ti fermi mai". I suoi amici sorridono, lei invece sembra non cogliere il mio tentativo di ironia.

Non mi scoraggio, stendo la mia asciugamano vicino alle loro e mi sdraio supino. Tutti e tre continuano a parlare nella loro lingua, imperturbabili. Vivienne gli descrive la sua città e come proseguirà la vacanza. Andrà a Sant Raphael e poi a Barcellona. E' piacevole ascoltarli, le voci dei due ragazzi sono molto profonde, quella di Vivienne è soave.

Saluto velocemnte i due ragazzi, velocemente mi dirigo verso le dune anticipando l'arrivo di Vivienne, avevo intuito che stesse per andare via da lì. Ogni tanto mi volto all’indietro per guardare se mi segue. Lo fa, ma molto lentamente e senza puntare lo sguardo verso di me. La cosa mi innervosisce un po', è l’ultima occasione per poterla conoscere meglio. Finalmente la vedo arrivare, naturalmente è nuda, i suoi seni turgidi sono una scultura.

Mi si avvicina, il mio pene è quasi perfettamente eretto. Vorrei dirle di andarcene da lì, magari nella sua camera visto che non dispongo più del mio studio; alle 20 inizierò il mio lungo viaggio di ritorno in Italia. Poi, improvvisamente, succede qualcosa. Entrambi veniamo attratti dal movimento di persone sotto la pianta di fico e, senza dirci nemmeno una parola, andiamo a curiosare. C'è una donna accovacciata per terra. Non riesco a vederla molto bene perchè è circondata da almeno una dozzina di uomini. Si masturbano tutti intorno a lei formando un cerchio. Capisco immediatamente di cosa si tratti: un bukkake, l’umiliazione erotica “rubata” alla “perversa” cultura sessuale dei giapponesi.

Alcuni dei partecipanti dicono cose alla donna con voci infoiate, con una masturbazione sempre più frenetica, sputando sulle loro mani per umettare meglio il pene. Cerco di guardare meglio la donna per farmi un’idea di chi possa essere. La sua età potrebbe andare dai cinquanta ai sessant’anni, bionda, parla una lingua del nord Europa.

Proprio nel momento in cui ci siamo avvicinati al cerchio nel punto dove era possibile curiosare meglio, uno dei tanti eiacula addosso alla donna. Lei emette un gemito di apprezzamento, gli afferra il pene facendosi spruzzare la parte finale sulla faccia. La donna lecca avidamente le sue labbra grondanti di seme. Vivienne sembra molto eccitata dalla visione. Adesso entra in scena un’altra donna che si accovaccia vicino alla bionda nordica: cambia poco dalla prima, probabilmente hanno la stessa età e magari sono anche amiche. Il cerchio aumenta di numero, nuovi infoiati si sono inseriti, tutti con la mano stretta sul membro e sguardi persi nella scena di cui sono attori protagonisti.

Fa caldo, si suda molto dietro le dune, la brezza del mare entra a fatica tra i cespugli della macchia. Le due donne continuano nella performance con maestria. Gli orgasmi e le eiaculazioni maschili si susseguono sui corpi delle due donne. Nessuno contatto fisico, solo schizzi sui loro corpi. Vorrei fare una battuta agli spettatori che non partecipano come me, sorrido nel pensarla: mi chiedo se dopo la performance le due donne andranno a lavarsi in mare. Mi avvicino a Vivienne e l’accarezzo sulla natica. È soda, gliela stringo e lei irrigidisce il muscolo. Finalmente riesco a toccare la sua pelle. Lei si gira, me lo tocca facendo un versetto di compiacimento, ci mette poco il mio a diventare duro come un sasso. La prendo per mano e la convinco a spostarci da quel gioco ormai divenuto ripetitivo. Ci incamminiamo verso l’interno delle dune.

Fa strada lei, ci dirigiamo verso la zona del campeggio ma non ci entriamo. Costeggiamo per circa 5 minuti la rete di recinzione, poi giriamo ancora verso l’interno spostandoci dall’area del camping. Durante il tragitto non ci diciamo praticamente nulla, sembra quasi una marcia militare con la differenza che siamo nudi.

La vegetazione è ora molto più fitta, le dune di sabbia sono meno pronunciate rispetto a quelle vicino alla riva; io perdo il senso dell’orientamento ma lei sembra molto sicura nel seguire il sentiero. Ogni tanto incrociamo qualche persona, la maggior parte sono uomini. Sono talmente eccitato che vedo alcune gocce staccarsi dalla fessura del mio pene. Faremo sesso, mi sento stringere lo stomaco, questa donna mi provoca emozioni davvero forti e diverse dal solito.
Arriviamo in un punto dove i cespugli formano una tettoia naturale, quasi della mia altezza. Entriamo dentro, veniamo avvolti da un intenso profumo di foglie di fico. Mi sento quasi come un ospite all’ingresso di una casa, in fondo mi ci ha portato lei qui…non si trova per caso un posto così. Guardo il mio pene turgido, è prontissimo.

In piedi, completamente nudi, a pochi centimetri l’uno dall’altra. Le chiedo per la prima volta il suo nome, mi risponde “Vivienne”. Vorrei abbracciarla, darle un bacio, annusare i suoi capelli lucenti, dirle che mi fa battere il cuore. Mi guarda negli occhi, un veloce sorriso, si inginocchia sulla sabbia ed inizia a succhiare delicatamente il mio cazzo. Non è così che ho sognato di averla, lei mi affascina oltre la sessualità.
Vivienne con una mano tiene il membro e con l’altra mi accarezza lo scroto. Con le labbra e con la lingua percorre ogni centimetro al di sotto del mio ombelico. Sono in balia della sua abilità, riesco ad accarezzarle la testa. Penso che dovrei dirle parole di ringraziamento per le sensazioni che mi sta donando.

Sento rumori intorno a noi, non siamo soli. Ci sono altre entrate che portano al punto dove ci troviamo. Per terra ci sono fazzolettini usati, sicuramente non per raffreddori estivi. A pochi metri da noi ci sono 2 uomini che si masturbano guardando la nostra performance sessuale. Istintivamente mi sottraggo dalle mani e dalla bocca di Vivienne, lei mi guarda con uno sguardo rassicurante dicendomi di stare tranquillo. La mia erezione perde un po’ di intensità, ma Vivienne riesce immediatamente a ristabilirla. Sembra davvero a suo agio in questa situazione, nel frattempo i voyeur sono diventati quattro. Si masturbano ma non con la foga che abbiamo visto durante il bukkake. Tra di loro non sembra esserci alcuna complicità, sono tutti animali sciolti.

Chiudo gli occhi, vorrei che sparissero tutti gli intrusi, vorrei che Vivienne non mi utilizzasse per un puro piacere di esibizione sessuale, vorrei invece essere seduto con lei nel centro di una città a parlare, il posto migliore per non essere osservati. Riapro gli occhi, lei mi fulmina con lo sguardo mentre mi masturba. Mi parte una scossa di piacere dalla nuca sino alla vescica, mi lascio andare in una eiaculazione dirompente. Sul suo viso vedo la striscia di sperma che parte dalle labbra a salire sin verso la fronte. Durante il secondo fiotto, e quelli successivi meno copiosi, sposto il cazzo dal suo viso riversando sulla sabbia il mio seme. Vivienne sembra infastidita da questa mia scelta, forse non fa parte del suo copione che io decida di non imbrattarla. Qualcuno dei voyeur si è già dissolto, sono presenze che in pochi attimi riescono a muoversi nel tempo e nello spazio, quasi come fossero alieni.

Vivienne tira fuori dalla sua sacca dei fazzolettini umidificati, me ne offre uno mentre lei si pulisce il viso su cui il mio sperma, denso e color avorio, resta saldamente aggrappato. Non amo vedere lo sperma dopo l’eiaculazione, a maggior ragione adesso che ho di fronte una donna che vorrei scoprire interiormente.

Un rumore di zoccoli di cavallo e nitriti improvvisamente irrompe nel silenzio di quel luogo. Sorrido pensando a turisti nudi a cavallo, al bruciore della sella rovente che striscia sui genitali dei fantini e delle amazzoni. Mentre questo pensiero rallegra il mio animo incrocio lo sguardo di Vivienne: ha le pupille dilatate, respiro affannoso, si muove in tondo sulla sabbia abbassandosi per cercare di vedere al di fuori del capanno. Non capisco, le chiedo chi ci sia li fuori. Lei senza guardarmi mi dice: “è la polizia a cavallo, non abbiamo scampo, ci porteranno in caserma. Per me è finita, sono un magistrato di Rennes, non dovrei essere qui”.

I cartelli in spiaggia che minacciano un anno di reclusione e quindicimila euro di multa per chiunque pratichi atti sessuali in pubblico cominciano a girare vorticosamente davanti ai miei occhi. Sono paralizzato, la frustata presa in un gioco sessuale di qualche giorno prima è una carezza rispetto all’angoscia che provo. Entrano due poliziotti, un maschio ed una femmina, urlano qualcosa in francese e si avvicinano a noi due.

Di fronte a due esseri umani nudi la pietà dovrebbe avere una forte prevalenza, ma noi siamo esseri umani che hanno infranto la legge. Vivienne discute con la poliziotta che nel frattempo la ammanetta, io ricevo uguale trattamento dal poliziotto. Ci coprono le spalle con un tessuto di colore bianco e inodore, lo fanno girare sul davanti dei nostri corpi chiedendoci di afferrarne con le mani i lembi. Usciamo fuori dal capanno, ci sono altri due militari ancora a cavallo che tengono le redini dei cavalli degli altri 2, quelli che ci hanno arrestato. Ci manca solo di dover montare su gli equini adesso, penso per non perdere almeno i lato comico della situazione.
Camminiamo per circa dieci minuti, la natura di questo posto è meravigliosa e mi distrae dal dovere pensare al dopo. Arriviamo al punto dove un furgone cellulare della Gendarmerie attende su una strada sterrata. Ci sono altri militari, ci invitano a salire sul mezzo.

Io e Vivienne siamo seduti di fronte l’uno all’altra, ma lei ha lo sguardo basso e non posso cercare il contatto visivo dei suoi occhi. Saremo circa una decina seduti all’interno del furgone, tutti con il lenzuolo bianco indosso come frati francescani. Non vola una mosca. Finalmente Vivienne si accorge di me, mi accenna un sorriso: vale quindicimila euro di multa, spero di non dover provare la reclusione.
Il silenzio è devastante, devo dire qualcosa, poco importa se in lingua italiana e non tutti capiranno. Guardo Vivienne e mi pronuncio con la voce un pò roca: “una estate che peggio di così… Vivienne sorride nuovamente……


PS. Questo racconto è il finale della storia della mia estate del 2010: inizia con I racconto “Balisong” , poi “Heliopolis” ed in fine questo “Gendarmerie”.
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